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PADRE TITO BRANDSMA, UN UOMO MOLTO PERICOLOSO

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Di padre Tito Brandsma la Graphe.it edizioni ha da poco pubblicato un libretto dal titolo Per vivere senza crudeltà sugli animali. Tito Brandsma, sacerdote carmelitano venerato come beato e martire dalla chiesa cattolica, nacque il 23 febbraio 1881 nei Paesi Bassi e morì nel campo di concentramento di Dachau il 26 luglio 1942, con una iniezione di acido fenico. Secondo la Gestapo: “Il professor Brandsma deve essere considerato un nemico della causa nazionalsocialista. Si tratta di un uomo molto pericoloso”.

 

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Dalla biografia di Tito Bransdma scritta da Maria Concetta Bomba e pubblicata nel libro Per vivere senza crudeltà sugli animali, riportiamo il paragrafo che approfondisce il rapporto tra padre Tito e la cultura. 

Padre Tito Brandsma, fomentatore di cultura

Dopo la laurea in filosofia, padre Tito Brandsma rientra a Oss con l’incarico di insegnare ai giovani chierici e di collaborare attivamente con padre Uberto (eletto nel frattempo superiore della Provincia di Olanda dell’Ordine Carmelitano) a un progetto di rinnovamento di vita conventuale attraverso una riqualificazione culturale di incisivo cambiamento. Si cerca anche di impostare una rivista più approfondita, maggiormente impegnata a diffondere idee e contenuti sempre meno al servizio di quel devozionismo sentimentalistico tipico di certi ambienti ecclesiali: nasce così Karmelrozen (Rose del Carmelo) che in breve tempo ottiene una diffusione di ampio respiro.

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Ma Tito torna ad approfondire nuovamente lo studio del misticismo attraverso la traduzione dallo spagnolo delle opere di Teresa di Gesù. La mistica che sta a cuore a Tito non è sinonimo di alienazione, di separazione dalla vita; mistica è esaltazione, realizzazione delle potenze umane: un altro modo di dire “incarnazione”, Dio “sfondo” dell’universo, onnipresente in tutto l’esistente, che sia il prossimo, che sia la natura, che sia qualunque essere vivente.

 

 

Non si deve porre nei nostri cuori una divisione tra Dio e il mondo. Ma si deve guardare il mondo avendo Dio sullo sfondo, in modo tale che Egli non faccia contrasto col mondo stesso.

 

Tito vede nella cultura la strada per “provocare” il pensiero: abile stimolatore di idee e di conoscenza porta avanti, con spirito ecumenico, iniziative tese ad avvicinare cattolici e protestanti attraverso il recupero delle tradizioni religiose frisoni precedenti alla riforma protestante, favorendo in tal modo un ritorno comune alle radici della cultura e della religiosità locale in un clima di incontro su un terreno di comune appartenenza.

Tutta questa attività frenetica di diffusione di sapienza al servizio della vita avviene dal 1909 al 1923 a Oss in maniera continuativa. Dopodiché, in seguito alla fondazione dell’Università Cattolica a Nimega, viene nominato professore delle materie filosofiche il 27 giugno 1923.

A quarantadue anni inizia questo ulteriore tratto di strada: contribuisce in modo particolare alla ricerca e all’approfondimento della mistica olandese arricchendo la Biblioteca dell’Istituto di libri, studi e antichi manoscritti. La sua vita si svolge tra l’Università, a Nimega, durante i giorni feriali e vita conventuale, a Oss, nel fine settimana, fino a gennaio 1930, data che segna l’inaugurazione di un nuovo convento a Nimega. Ciò significò vita condivisa a tempo pieno con i confratelli, ma anche opportunità di organizzare un congresso di mistica con giornate di studio nei locali del nuovo convento.

Nel 1932 riceve la carica di Rettore Magnifico dell’Università Cattolica di Nimega, dopo circa venti anni di insegnamento al suo interno e una instancabile voglia di segni tangibili di presenza umanizzante:

 

Non basta insistere sul vivere nella pratica la nostra fede e stimolarci a questo: occorre fare di più. Dobbiamo capire il nostro tempo e non estraniarci dalla storia. Anche noi siamo figli del nostro tempo: siamolo con chiara coscienza. Lasciamo che il tempo attuale agisca su di noi con ciò che di buono ha… Neppur più la fede è sufficiente da sola: essa deve manifestarsi operando nell’agire; nelle azioni deve manifestare tutto il suo valore.

 

E questa azione richiesta dalla stessa fede, Tito la manifesterà fino alla fine accettando nel 1935, e portandone il peso fino alle estreme conseguenze dell’arresto e della sua uccisione, l’incarico di assistente nazionale dei giornalisti cattolici. (Tratto dal blog della graphe.it) 

 

Si consiglia la consultazione  dell’interessante catalogo della graphe.it  

Continua a leggere su GraphoMania: http://blog.graphe.it/2013/07/26/padre-tito-brandsma-un-uomo-molto-pericoloso#ixzz2dGIgs6KU

 


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